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Cerclo Genealogico e Storico Champanellois

Associazione "Legge 1901" di Saint-Genès-Champanelle, 63 , Francia

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Articolo della signora Martine VIGIER dell'associazione "Les Dentellières"

Abbiamo incontrato la merlettaia di campagna

Abbiamo incontrato la merlettaia di campagna, che divideva le sue giornate tra il lavoro in fattoria e quello del merletto, un'attività che permetteva un piccolo contributo ai redditi familiari.

b/ LA MERLETTAIA DI CITTÀ

Lavorava in condizioni ben diverse: niente riunioni amichevoli dove lavoravano tanto le lingue quanto i fuselli. Per lei, il lavoro si svolgeva in laboratori che impiegavano donne, ma anche bambini a partire dagli 8 anni, sia maschi che femmine. Ancora nel 1872, un quarto delle 2.500 operaie di una città famosa per il merletto erano bambini di meno di 15 anni. Nel 1882, una legge avrebbe vietato il lavoro minorile prima dei 13 anni.

La giornata lavorativa durava 14 ore e cominciava alle 5 del mattino. Le merlettaie si illuminavano con una lampada a petrolio o a olio (a seconda della ricchezza della famiglia), chiamata «chaleil», la cui luce veniva concentrata sul lavoro attraverso una sfera di vetro riempita con acqua piovana, detta «douhli».

Ma il merletto era soprattutto il lavoro degli orfani, delle giovani ragazze povere e delle donne che rifiutavano la prostituzione. I laboratori erano spesso gestiti da comunità religiose, dove regnava una disciplina molto severa.

A VALENCIENNES, i laboratori erano installati in cantine, dove l'umidità impediva ai fili di seccarsi e quindi di rompersi. Lì, come altrove, le merlettaie usavano sali di piombo, detti «bianco di piombo», per mantenere il merletto bianco e brillante. Tuttavia, queste sostanze causavano rapidamente problemi agli occhi, disturbi respiratori, malattie nervose, scoliosi, tubercolosi e reumatismi. Le stesse malattie colpivano quelle che, rifiutando di lavorare nei laboratori, preferivano lavorare da casa, «in camera».

Inoltre, queste donne erano sfruttate: i commercianti maggioravano il prezzo del filo e degli strumenti, sottopagavano il merletto e talvolta lo rifiutavano, lasciando a carico della merlettaia il costo del filo inutilizzato.

Il merletto prodotto in questo modo veniva venduto a caro prezzo, assicurando la fama delle città dove veniva realizzato.

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